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La chiesa di Santa Maria si deve alla volontà di Giulia Farnese che grazie alla sua munificenza fece edificare nel 1522 una nuova struttura sulla base di quella precedente più piccola, intitolata sempre a santa Maria
CARBOGNAONO, EX CHIESA DI SANTA MARIA DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE
LA STORIA
La documentazione storica testimonia la presenza della chiesa di Santa Maria già alla seconda metà del XV secolo. Nel 1479 vennero eseguiti dei lavori per la modifica della chiesa, conclusi con molta probabilità da Giulia Farnese nel 1522, come si può leggere dall’iscrizione scolpita sull’architrave posto sopra il portale in facciata:“ANNO DOMINI MDXXII TEMPORE ILLUSTRISSIMAE DOMINAE JULIAE DE FARNESIO”. La struttura architettonica venne concepita riadattando due chiese sovrapposte: quella persistente di santa Maria, più piccola di quella attuale, come testimoniano gli archi a bifore gotiche presenti sul lato della sagrestia, e quella sottostante, non più esistente, intitolata a san Vincenzo, antico patrono del borgo. Il borgo di Carbognano nel periodo rinascimentale diventò la dimora di alcuni esponenti delle più grandi famiglie di quei tempi (Orsini, Farnese, Della Rovere), e più tardi ancora di altri casati altresì importanti (Colonna, Barberini, Sciarra). Sotto la direzione di questi alti lignaggi la struttura concepita agli inizi del ‘500 non subì mai grandi modifiche, rimanendo nell’insieme sostanzialmente uguale. La presenza di alcune delle maggiori confraternite del borgo all’interno della chiesa, con una propria cappella (della SS. Misericordia, dei Disciplinati o della Frusta, di San Vincenzo), dimostra l’enorme seguito che ebbe la chiesa nel contesto dell’attivismo religioso della comunità cimina. L’edificazione della chiesa di san Filippo Neri prima (1628), poi quella di Sant’Anna (XVII sec), ed infine della nuova chiesa di San Pietro poi Collegiata (inizi XIX sec.), portarono nel tempo ad un graduale abbandono dell’edificio, via via sempre più frequentato ed utilizzato esclusivamente come luogo per le sepolture. Purtroppo già negli ultimi decenni del XIX secolo la chiesa presentava problemi strutturali in seguito ai quali non fu più impiegata come luogo di culto. Nel 1955 l’allora parroco don Pietro Totonelli, riuscì a salvare l’area del fabbricato con un progetto di recupero in seguito al quale l’edificio venne adibito a palestra sportiva prima e a rimessa per i mezzi della CRI poi. In quell’occasione per pericolo di crolli venne tamponata con un arco di tufi in muratura la tribuna che presentava delle grandi crepe strutturali. Dal 2006, grazie all’intervento del Comune di Carbognano l’edificio è stato recuperato completamente. I locali della ex chiesa di Santa Maria dell’Immacolata Concezione, di pertinenza comunale, sono divenuti dal 2018 un centro culturale polivalente, consentendo una fruizione a 360 , dallo svolgimento di attività didattiche, agli eventi culturali in genere come presentazioni di libri, mostre di pittura e concerti. Dal 2020 la ex chiesa risulta anche come ufficio distaccato dello Stato Civile per la celebrazione di matrimoni del Comune di Carbognano. Da diversi anni, grazie ai lavori di restauro, si sono accesi i riflettori sugli splendidi affreschi della chiesa, opera di autori di spicco del Cinquecento viterbese e non solo. Attualmente sono visibili gli affreschi dell’abside, dove appare anche un’iscrizione con data 1591; sono presenti diverse scene, tra le quali l’Annunciazione, la Natività con adorazione dei pastori, la Sibilla Tiburtina, che secondo la leggenda preannunciò all’imperatore Augusto l’avvento del Cristo.
ESTERNO
La chiesa si presenta esternamente con una facciata priva d’intonaco, con una semplice struttura quadrata a terminazione orizzontale, decorata dal solo oculo centrale posto sopra il portale in tavertino con l’architrave ornato con un motivo ad ovuli su cui poggia una semplice lunetta realizzata sempre in travertino. Nell’architrave è incisa l’iscrizione: “ANNO DOMINI MDXXII TEMPORE ILLUSTRISSIMAE DOMINAE JULIAE DE FARNESIO”. Sopra il tetto a destra è posto un piccolo campanile asimmetrico a pianta rettangolare, oggi privo di campane. Una di queste campane venne trasferita presso la chiesa di S. Filippo (Comunicazione orale del parroco Don Pietro Totonelli, 1999).
INTERNO
L’interno della chiesa venne realizzata seguendo lo schema ad un’unica grande navata con nicchie laterali aventi forme non uguali e disposte in modo irregolare probabilmente perché realizzate in tempi diversi e ricavate scavando la massa muraria. La copertura doveva essere con tetto a capriate. Le pareti murarie risultano piene e fungono da elemento conduttore della composizione e nell’insieme si presenta con una sobria eleganza ed aspetto compatto e chiuso. All’interno della chiesa, le pareti laterali larghe e areose ospitano diverse cappelle decorate con affreschi, ancora in buona parte visibili a testimonianza dei patrocini di famiglie nobili e confraternite locali, mentre la parete di fondo, ospita un’unica grande tribuna. Oggi si conservano integre in tutto 12 raffigurazioni principali corrispondenti ad altrettante cappelle più una raffigurazione di sant’Antonio da Padova e una serie di lacerti di affresco che decoravano il resto delle pareti laterali. Nel XVII secolo erano conosciute ed efficienti ben 12 delle 12 cappelle ancora oggi visibili come si desume dal numero di altari che compaiono in varie Visite Pastorali, cappelle che venivano costantemente curate nel rispetto delle norme decretate dalla Chiesa di Roma dopo il concilio tridentino. Entrando si osserva nella parete di controffacciata, lato sinistro, una sola cappella. Era qui l’altare di Santa Maria della Neve, decorato con l’immagine della Vergine con Bambino tra santi del XVI secolo. Proseguendo la parete sinistra conserva sette cappelle completamente integre, e una parte ancora visibile di un’altra cappella. In successione troveremo: I Cappella-dove era l’altare S. Antonio decorato con l’affresco datato 1568, raffigurante sant’Antonio Abate benedicente e storie della vita del santo, Seconda cappella, altare S. Giuseppe decorata con l’immagine di una Crocifissione con sant’Anna, san Giovanni e sant’Antonio Abate, databile alla metà del XVI secolo. Terza cappella, Compianto del Cristo morto databile al XVI secolo. Quarta cappella, altare di S. Michele Arcangelo dove è raffigurato San Michele Arcangelo con la psicostasia degli inizi del XVII secolo. Quinta cappella, altare del Santissimo Crocifisso, decorato con la Crocifissione con San Giovanni Evangelista e Santa Lucia. In questa cappella si trasferì al XVII secolo la confraternita della Frusta o dei disciplinati. Sesta cappella, – ospitava l’altare di sant’Egidio della confraternita dei Disciplinati fino al XVII secolo.Qui è raffigurata la Vergine con Bambino tra sant’Antonio Abate e sant’Egidio databile agli inizi del XVI secolo, riferibile ai modi umbro romani degli inizi del XVI secolo. Tra la sesta e la settima cappella, doveva essere l’altare S. Liberato, di cui rimane solamente la finta architettura dipinta che inquadrava l’altare realizzato a coprire la cappella vicina. Settima e ultima cappella, ospitava altare di san Gerolamo decorato con il complesso affresco con la Vergine con Bambino tra una schiera di angeli e San Gerolamo tra sant’Antonio Abbate e san Giovanni. L’altare era sotto la cura dei padri gerosomelitani della vallicella di Roma. Chiude la parete a Cornu Evangeli, l’isolata figura di Sant’Antonio da Padova databile agli inizi del XVI secolo. Nella parete absidale, rimane ai lati dell’abside traccia appena leggibile della scenografia composta da una decorazione di finte colonne che inquadravano illusionisticamente il fondo prospettico dell’edificio. Al centro della parete la grande tribuna, tamponata da un arco in muratura moderna (1955) al cui interno compaiono ancora oggi le raffigurazioni della vita della Vergine Maria divisi in scomparti nella parete absidale, con le raffigurazioni dell’Immacolata Concezione al centro e ai lati rispettivamente l’Annunciazione a sinistra e la Natività a destra. La terza scena della Natività riporta la data del 1591. Nella calotta absidale all’interno di ovali sono riportate le scene dell’Ascesa in cielo della Vergine al centro, ai lati quelle delle sibille, di cui ancora è leggibile il cartiglio ai piedi della raffigurazione di sinistra riferito alla Sibilla Tiburtina. Presso l’altare maggiore era la cappella dell’Immacolata Concezione, voluta da Giulia Farnese detta “la Bella” particolarmente affezionata a questa chiesa, tanto richiedere espressamente nel suo testamento la costruzione. Nel testamento si trova menzione della “cappella della Concezione della Beata Maria sempre Vergine”, all’interno della quale dovevano essere posti “…un’immagine della Vergine Maria Genitrice dipinta su tavole in oro…un turibolo ed una croce d’argento, un crocefisso e due angeli dorati…”. Lo iuspatronato della cappella dell’Immacolata Concezione passò per linea diretta alla figlia Laura sposata con Nicolò della Rovere, al figlio Giulio della Rovere, alla sorella Elena, a Lavinia della Rovere Orsini, per poi continuare con Francesco Colonna e tutti i discendenti fino ad arrivare ai Colonna Sciarra Barberini che per ultimi nel XIX secolo tennero la proprietà del Castello di Carbognano. Nella parete destra si conservano integre solo tre cappelle (la I, la II e la V). La prima Cappella ospitava con molta probabilità l’altare di S. Giovanni Decollato, più volte menzionato nelle visite pastorali ma mai descritto. Qui è raffigurata la Madonna della Quercia tra San Sebastiano e san Rocco riferibile al XVI secolo. Segue la Cappella con la scena della Resurrezione di Cristo, affresco datato 1570. Presso questa cappella era l’altare della Resurrezione gestito dagli inizi del XVII secolo dalla confraternita della Misericordia. Della terza cappella rimane solo visibile il perimetro dell’area che conteneva l’architettura generale e il lacerto con la decorazione a girali che inquadrava l’affresco strappato con san Leonardo e la Vergine e Bambino oggi conservato nella chiesa di sant’Eutizio, li collocato negli anni ’60 dopo i lavori di trasformazione in palestra dell’edificio. Prima dell’ultima cappella di destra un’apertura ci porta ai locali sottostanti realizzati in un tempo imprecisato come sagrestia e canonica, locali oggi trasformati per i servizi e per le attività di supporto, ludiche e culturali promosse dal Comune. La stessa apertura è ottenuta in un arco tamponato. L’ultima cappella era intitolata a san Vincenzo Ferrer. Qui troviamo dipinto la Vergine con Bambino tra San Vincenzo Ferrer e San Sebastiano, opera databile al XVI secolo. Sopra alla cappella è presente un affresco del XVI secolo con Dio in trono tra angeli della Passione e santi, chiaramente realizzata in epoca successiva visto il supporto murario dell’affresco realizzato in parte sopra la nicchia sottostante. Chiude la parete destra a Cornu Epistole alcuni piccoli frammenti di affresco con una finta parasta dipinta che stava alla sinistra dell’altare di san Vincenzo, al cui interno si intravedono gli occhi e il panneggio del santo che doveva decorare La nicchia.
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