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La prima pietra venne posta in concomitanza alla festa di San Pietro Apostolo del 1780 e venne ultimata verso i primi dell’’800. La struttura del Duomo si articola in una grande navata centrale e due laterali, con tre cappelle per lato, ognuna decorata con opere di pregevole fattura. Dietro l’altare maggiore si può ammirare una tela del XVIII secolo con Gesù che in presenza degli apostoli dona le chiavi a san Pietro.
CHIESA DI SAN PIETRO
LA STORIA
La Chiesa di San Pietro Apostolo, di recente ristrutturazione (2010), fu progettata nel 1779 dall’architetto Venanzio Rubini da Roma. La prima pietra venne posata in occasione della festa di San Pietro nel 1780, così come testimoniato da un cubo di marmo presente nella prima cappella sul lato destro della chiesa. Su iniziativa della principessa Vittoria Salviati Colonna di Sciarra che elargiva 2000 ducati e poi dal figlio Giulio Cesare Colonna Barberini (come in epigrafe sulla facciata della Chiesa), si diede avvio alla fabbrica della nuova chiesa di san Pietro. Al Rubini, successe nel 1782 Giuseppe Soli, maestro di architettura presso l’Università di Modena e nel 1791 allo stesso si avvicendò l’architetto Giuseppe Angela Santini. Nel luogo dove oggi si trova la chiesa sorgevano allora cinque case, una cantina ed una stalla, così come testimonia un antico documento, fu l’allora parroco Don Giannoni, che acquistò il terreno con i relativi fabbricati per 1055 scudi e 52 baiocchi grazie alla mediazione del principe Don Giulio Cesare Colonna Barberini. I lavori di costruzione della chiesa subirono una interruzione proprio quando i muri della chiesa erano arrivati fino all’imposta della navata di mezzo e della tribuna, per poi riprendere solo nel 1785 quando si reperirono i soldi necessari per la sua prosecuzione. Il completamento dei lavori si ebbe solo nel 1796 con la pavimentazione in mattoni dell’interno, mentre solo nel 1831 avvenne la pavimentazione del portico. L’ufficializzazione risale agli inizi del 1800, anche se soltanto nel 1819 ottenne dal papa Pio VII la dignità di Chiesa Collegiale. Secondo il progetto originale, sopra al portico dovevano trovare collocazione le statue dei Santi Pietro e Paolo, di Sant’Eutizio e di San Filippo Neri, una statua per colonna, ma evidentemente per carenza di mezzi si dovette variare il progetto. Le statue non furono più collocate al loro posto ed il timpano sopra la facciata fu ristretto per far posto ai due campanili laterali, non previsti nel disegno originario. Oggi ancora rimangono conservate due di queste statue all’interno del giardino antistante la zona delle cucine del castello.
ESTERNO
Si presenta imponente sull’antistante piazza del Comune con un pronao in antis caratterizzato da 4 grandi colonne ioniche. Un portale con due porte laterali è sormontato da un’epigrafe che riporta: “DOM/IULIUS CAESAR PRAENESTINORUM/ ET CARBONEANI PRINCEPS/ EROGATIS DUOBUS AVREORVM MILLIBVS QUAE PIENTISSIMA EIUS MATER VICTORIA SALVIATI COLUMNA AD SARTA TECTA PAROCHIALIS ECCLESIAE S PETRI/ VI INSTANTE FATISCENTIS TESTAMENTO LEGAVERAT TOTI DEM QUE COLLATIS/ QUA EX EIUSDEM PECUNIA VSVRIS MINISTERIO PRIMVM PROSPERI COLUMNA S. R. E. CARD/IPSVS FRATRES DEINDE SVO CORROGATA FUERE/ DISIECTIS DOMIRVS IRRETIO EPTIS AD AREAM NOVA MOLITIONIS APERIENDAM/ HOC TEMPLUM DIVINI CULTUS NIDORI ET POPVLI COMMODITATE/ A FUNDAMENTIS EXPLETANDUM CVRAVIT/ AN SALES MDCCXL Sulla trabeazione del portico corre una scritta che rimanda alla titolazione della chiesa: “DIVO PETRO APOSTULORUM PRINCIP”. Sopra il tetto del portico Un timpano decorato con un grande clipeo al cui interno spicca l’effige di san Pietro benedicente, mentre esternamente disposte in posizione araldica si trovano ai lati, le chiavi della Chiesa e cordoni. Chiudono in alto l’architettura due simmetrici campanili di sezione quadrata. Le campane sono ancora in situ.
INTERNO
Entrando nella Chiesa ci si trova dinanzi una grande navata, lunga metri 28,10 e larga metri 10,20, di stile basilicale romano con sei cappelle laterali profonde metri 2,095, tre per ogni lato comunicanti tra loro. L’abside o tribuna, profonda metri 8,40 e larga metri 6,80 ha nei due lati due coretti in alto leggermente sporgenti a modo di ambone. Il catino dell’abside è a cassettoni prospettici come quelli del Pantheon di Roma. L’altare maggiore, tutto di marmo, fu terminato nel 1857 dallo scalpellino romano, Gioacchino Pizzicheria, a spese della Confraternita del Sacramento, dell’Ospedale di S. Antonio e del Comune. Fu solennemente consacrato da Mons. Agostino Mattia Mengacci vescovo di Civita Castellana, il 24 maggio 1857. La balaustra tutta di travertino, fu fatta a cura di don Pietro Crescenzi nel 1830. Nella parete di controfacciata la cantoria, all’interno della quale è collocato un organo a canne perfettamente funzionante di autore ignoto risalente ai secoli XVII – XVIII. Il pavimento attuale, voluto dall’arciprete don Gaetano Lazzari nel suo venticinquesimo anniversario di sacerdozio, fu realizzato in mattonelle nel 1930. Le 3 cappelle per lato, tra loro sono comunicanti, tutte dello stesso stile, all’unisono con quello della chiesa, caratterizzate da una decorazione sobria che risale ai primi anni del secolo scorso, costituita da pitture che riproducono diversi motivi che ricoprono le paraste (dai capitelli ionici).
Nella prima cappella di sinistra fa bella vista all’interno di una stupenda cornice il legno dorata la Madonna della Tegola. Si tratta di una Madonna con Bambino realizzata in epoca remota (XVI sec. misure cm. 50 x 95), dipinta su una tegola, un tempo posta a decoro un cancello (F.Martinelli, Carbognano illustrato, Ristampa anastatica, 2016, p. 41). Per i tanti miracoli adoperati fin dai tempi antichi, la tegola dipinta venne portata in processione e collocata inizialmente presso la chiesa di san Filippo (1628), e li rimase nella prima cappella di sinistra fin quando venne inaugurata la nuova chiesa di san Pietro (1812). Da allora venne qui trasferita nel luogo dove fa ancora bella mostra. Nella stessa cappella nel lato sinistro è presente una tela con la Vergine in trono con San Elisabetta, Bambino e San Giovannino (misure cm. 90 x 100), databile XVII secolo. Olio su tela. Nella parete di destra una tela con la Vergine con Bambino, san Giovannino e sant’Anna.
Nella seconda cappella a sinistra troviamo a decoro dell’omonimo altare una tela con San Giuseppe.(misure cm. 219 x 250). Datazione XVII secolo. Nella parete di sinistra la Fuga in Egitto di Maria con Giuseppe e il Bambino (XX secolo). Opera dipinta a tempera su muro. Nella parete di destra, la Decollazione di san Giovanni . Ci riferisce lo storico Renzo Innocenzi che questa tela, databile al XVI secolo, un tempo era presso la chiesa di santa Maria, probabilmente a decoro dell’altare intitolato a san Giovanni Decollato.
L’ultima cappella del lato sinistro (la terza), conserva a decoro dell’altare un Madonna del Rosario. La Vergine in trono con il Bambino è rappresentata tra San Domenico (sx) e santa Caterina (dx). l’Opera venne realizzata da Thephilus Carosius nel 1896. Olio su tela (misure cm. 200250. La raffigurazione principale è contornata da 15 riquadri raffiguranti i Misteri del Rosario. Nella parete destra una Annunciazione dipinta a tempera su muro (XX secolo). Nella parete sinistra Sant’Anna e la Vergine Bambina. Tempera XX secolo.
A decoro dell’altare maggiore nella tribuna è conservata una tela con la Consegna delle chiavi a san Pietro. L’olio su tela (cm 200 x 230) rappresenta Il momento della Consegna da parte di Cristo attorniato dagli apostoli delle chiavi della Chiesa a san Pietro. Opera Riferibile al XVI/XVII secolo. Il cartiglio recita:“tibi dado claves regni coelorum”, cioè “ti darò le chiavi del Regno dei cieli” (Mt. XVI, 19). L’opera collocata dietro l’altare sulla parete absidale, è racchiusa in una grande cornice a stucco. Tutta la decorazione della volta, dell’abside e delle cappelle risale al 1910.
Nella prima cappella destra a decoro dell’altare troviamo una tela con il Cardinale Borromeo inginocchiato in atto di preghiera. Olio su tela, XIX secolo (cm. 200 x 250). Nella parte dx della cappella è collocata la piccola tela con la Consegna delle chiavi a san Pietro. XVII secolo. Olio su tela (cm. 120 x 200). Nella parete opposta è collocata un’altra piccola tela dove è raffigurata la Madonna in Trono con Bambino tra san Francesco (sx) e san Girolamo (dx). Olio su tela (cm. 120 x 200), databile tra il XVI/XVII secolo. Alla base dell’altare entro una cancellata in ferro è una fonte battesimale del XVIII secolo.
La cappella successiva (seconda cappella a destra), vede presente sull’altare la tela con la Gloria di sant’Eutizio dove sono rappresentati sant’Eutizio tra san Gratiliano (sx), e santa Felicissima (dx). (Olio su tela – cm. 200 x 250). La tela proviene dalla chiesa di santa Maria dove era collocata sull’altare maggiore. L’opera venne fatta realizzare al tempo di Maria Sforza Attendoli Colonna (1780 circa), quando la stessa fece rifare l’altare maggiore (R. Innocenti, Carbognano, 2001. p. 19). Nella parete sinistra della cappella il Miracolo di sant’Eutizio, inizi del XX secolo (cm 120 x 180). Tempera. Nella Parete di destra Il Martirio di sant’Eutizio, opera realizzata agli inizi del xx secolo.(cm. 180 x 120).
La Terza ed ultima cappella a destra vede posto a decoro dell’altare una Crocifissione con san Giovanni e la Madonna. Olio su tela. Fine XIX secolo. Misura (cm. 210 x 250). Nella parete di sinistra una tempera riproduce Santa Lucia (XX secolo), e nella parete di destra san Francesco accoglie il corpo di Cristo ai piedi del Crocifisso (XX secolo). Attraverso un lavoro coordinato da Maria Rita Mechelli, Girolamo Pesciaroli e Rita Rossetti, realizzato dalla 3°/A della scuola media statale di Carbognano, sappiamo che nel 1994 presso la sagrestia erano conservate diverse opere: Un olio su tela (cm 31 x 40). Raffigurante La Sacra Famiglia. XVIII secolo. Un olio su tela Santa Cristina. Olio su tela XIX secolo (cm 35 x 45). Un olio su tela (cm 40 x 30), databile XIX secolo raffigurante Cristo deriso Olio su Tela, (. Un olio su tela Sant’Emidio Vescovo. Olio su tela XVIII secolo. (cm 44 x 55). Un olio su tela Sant’Antonio Abate.Olio su tela. XIX secolo.(cm 50 x 60). San Giuseppe e il Bambino. Olio su tela (cm. 46 x 55). XIX secolo.
BIBLIOGRAFIA
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G. SILVESTRELLI, Città e castelli e terre della regione romana. Roma, 1940.