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La piccola chiesa di campagna nacque come rifugio e luogo di culto per eremiti, risalente probabilmente al XV secolo, almeno nella parte del transetto, che è quella più antica. Al suo interno spicca l’affresco della Vergine con Bambino realizzata tra la fine del XV e gli inizi del XVI da Antonio del Massaro da Viterbo, detto il Pastura.
LA CHIESA DI SANTA MARIA DELLA VALLE
LA STORIA
Sappiamo già dell’esistenza certa della chiesa e della sua collocazione extra muro nel XV sec. attraverso documenti che testimoniano il suo carattere rurale, e come riferiscono molti testamenti, l’edificio risulta essere una delle chiese e scelte per seppellire i propri defunti, andamento seguito con una percentuale bassa della popolazione locale a cavallo tra la fine del XV e la prima metà del XVI secolo, ma che andrà ad aumentare sensibilmente tra la seconda metà del XVI e gli inizi del XVII secolo. Presso la Chiesa di santa Maria in valle era l’omonima confraternita, come documentato dalle visite pastorali e dai testamenti (ASVIT, Not. Carbognano, Prot. 15. 24 gennaio 1567, cc. 22 r, 24 r.; Protocollo n° 20, 26 agosto 1580. cc. 45v. – 47v.). Sono questi testamenti che ci informano di lasciti in denari sia per la confraternita sia per la chiesa, al fine di “mitter(e) in beatificatione hecclesie” o “debeant ipsa (la confraternita) spendere in aptatura et fabbrica in ecclesia Sanctea Maria in Valle”. Ovviamente in alcuni casi la volontà è riferita esplicitamente al decoro degli ambienti interni della chiesa come nel caso del testamento di Vincenzo quondam Dominici Petroni di Carbognano, “Item Reliquit ut suis heredes faciant pingere una(m) Cappellam in Santas Maria de Valle pro remissione suo(rum) peccato(rum)”. (ASVIT, Not. Carbognano, Prot. n° 20, 27 settembre 1580. cc. 56r. 57r.). O ancora semplicemente nel caso in cui viene lasciato alla chiesa una tovaglia a bande bianche da “Domina Paulina fili q. Cicchi Pecchij de terra Carboniano”. (ASVIT, Not. Carbognano, Prot. n° 25, 23 giugno 1591. cc. 132r. 133v. ). Anche i Consigli Comunali ci fanno sapere della continua necessità di aiuti da parte dei romiti che stavano a Santa Maria de Valle per stare a “disposizione et havere cura Loci della chiesa …”. (ASCC, SAR 2/6, Atti Deliberativi – Lib. Cons., 30 settembre 1607, cc. 153r – 154r. ), “per avere grano e vino” (ASCC, SAR 2/7, Atti Deliberativi – Lib. Cons, 18 ottobre 1610, cc. 36r – 36v.), o per riassettare il tetto (ASCC, SAR 2/7, Atti Deliberativi – Lib. Cons, 1 aprile 1612, cc. 107r – 107v; e c. 142v), o il soffitto del tetto, (ASCC, SAR 2/7, Atti Deliberativi – Lib. Cons, 3 febbraio 1614, c. 172v. 173r. ). Ancora nel 1620 il prete Geronimo Satta, chiedeva al Consiglio Comunale di rimediare all’umidità che entrava nella chiesa “dalla banda di sopra” (ASCC, SAR 2/7, Atti Deliberativi – Lib. Cons, 6 gennaio 1620, cc. 93r – 94r.). Il Consiglio supportò questa e le altre richieste informando della spesa S. E. l’Illustrissimo Francesco Colonna per “riparare il tetto et l’archo della chiesa che minacciava ruina “ (ASCC, SAR 2/9, Atti Deliberativi – Libri dei Consigli, 28 marzo 1620, cc. 145r – 146r.). Nei secoli a seguire le sorti della piccola chiesa della Madonna della Valle subirono le stesse vicende delle altre piccole chiese del borgo per una sempre minor frequentazione da parte dei fedeli. Con l’apertura delle nuove chiese più grandi e accoglienti (san Filippo Neri 1628), (sant’Anna XVII secolo), e san Pietro (inizi del XIX sec.), si vide pian piano scemare l’importanza che aveva avuto la chiesa a cavallo tra il XV e il XVI secolo. Tale condizione di scarsa frequenza di fedeli nel luogo di culto obbligò alla metà del XIX sec. la fusione del sodalizio di Santa Maria della Valle con quella del SS. Sacramento, del Rosario (ubicato un tempo presso la piccola chiesa di san Pietro), e con quello della tegola, dal 1850 presso la collegiata. Questa fusione generò l’arciconfraternita del SS. Sacramento, Rosario, Valle e Tegola, riunite presso la Collegiata. Questa unione venne ufficialmente decretata il 22 luglio 1863 dal vescovo Mengacci. Nel 1873 con l’apertura del cimitero comunale nell’area di santa Maria in Valle, la chiesa diveniva ufficialmente “la. chiesa del cimitero di Carbognano”, orami lontana dai fasti che aveva visto nei secoli precedenti.
ESTERNO
La sua facciata si presenta con linee semplici nella sua impostazione a capanna, dove gli unici elementi decorativi risultano essere il portale centrale e le due finestre laterali quadrate protette con grate. Sopra il portale una luce ovoidale. Degna di nota ala sua decorazione nella parte retrostante dell’edificio. Infatti nel retro, si può vedere un dipinto, o meglio ciò che ne rimane nella sua parte graffita, di cui sopravvivono delle tracce databili tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo.
La pittura murale potrebbe raffigurare, visto l’aspetto anziano del volto del personaggio ritratto e il colore della veste (nero), una sant’Anna o una santa Elisabetta. Purtroppo lo stato di conservazione dell’opera non permette una chiara lettura. Un intervento di restauro permetterebbe di svelare particolari importanti come il pigmento delle vesti di quella che a prima vista potrebbe sembrare la raffigurazione dell’Assunzione della Madonna in cielo con l’incoronazione da parte degli angeli, o quanto meno una Vergine dei Raccomandati, visto il manto aperto a protezione del borgo. In alto a destra e sinistra si possono intravedere il sole e la luna che assistono alla scena, la quale è inquadrata da una cornice superiore (corrispondente al livello antico del soffitto della chiesa) e da un tendaggio retto ai lati da due angeli, che simula quasi l’inserimento della scena all’interno di un sipario.
La parete retrostante dell’edificio mostra due oculi ovoidali disposti simmetricamente, realizzati in basso nella parete, aperture che danno luce agli interni. Ben visibile dalla parte retrostante dell’edificio il campanile privo di campane. La sua forma prettamente medievale, è ancora caratterizzata da un doppio fornice a vela. La struttura del piccolo campanile è collocata poco oltre la metà dell’edificio nella parte laterale a destra, posta a cavallo tra lo spiovente della chiesa e gli ambienti laterali.
INTERNO
La chiesa si presenta con una unica grande navata delimitata sul fondo da una cancellata in ferro che separa l’aula dal transetto. Appena oltre la cancellata che immette all’ambiente rialzato del transetto, troviamo a destra la piccola porta che immette alla cella campanaria. La cancellata. Immette di fatto al secondo ambiente inquadrabile come una unica grande cappella che caratterizza l’intera chiesa. Tutta la chiesa doveva essere dipinta, come si nota dai sondaggi, sotto l’intonaco, che lasciano intravedere delle figure.
Tra i brani di affresco che appaiono dai saggi sono ben distinguibili figure di diversi santi tra cui un san Leonardo, riconoscibile dalle manette. Un intero ciclo decorativo ancora si cela sotto l’intonaco. Una campagna di restauro potrà restituire la giusta importanza artistica dell’intero ciclo decorativo e della chiesa.
Sull’altare maggiore possiamo ammirare l’affresco più importante; di questo ci dice il Martinelli, storico carbognanese della fine del 1600: “…gran Madre di Dio riverita in un’immagine della Madonna, stimata pittura del Perugino o del Pinturicchio, suo allievo…”. Era ancora fruibile nell’affresco la raffinatezza e la soavità del tratto, la delicatezza di quel volto virgineo facilmente riconducibile alla scuola umbra, tanto da giustificarne l’attribuzione da parte del Martinelli ai maestri Perugino e Pinturicchio. Ma la firma ancora visibile non lascia dubbi: “OPERA LAFFATT…PASTURA DA VITERBO”. Antonio da Viterbo detto Pastura fu collaboratore del Pinturicchio, con lui lavorò agli appartamenti Borgia in Vaticano, ma già poco dopo un secolo dalla sua morte, avvenuta non molto più tardi del 1516, se ne era persa la memoria. Purtroppo l’affresco è stato vittima di molteplici ridipinture, tra cui un restauro del 1825; di originale ci restano solo il viso, il collo e le mani della Vergine. Il dipinto rappresenta la classica iconografia della Madonna col Bambino in grembo; questo veste al collo un rosario di corallo, simbolo del martirio, e testimoni narrano che sulla testa della madonna fosse applicata una corona d’oro, oggi, purtroppo non più esistente. I chiodi infissi testimoniano la devozione dei fedeli che solevano cingere le immagini sacre di ex voto e che ammiravano la bellezza del volto della Madonna, tanto da credere alla leggenda secondo la quale fosse stato dipinto dagli Angeli. L’affresco è stato recentemente restaurato. Alla fine del XV secolo Carbognano faceva parte dei feudi Farnese-Orsini ed il suo castello divenne dai primi del Cinquecento dimora stabile di Giulia Farnese. E’ quindi probabile che l’opera sia stata commissionata al Pastura proprio da Giulia, nell’ambito dei lavori di risistemazione che interessarono l’intero paese; conosceva già infatti il pittore che aveva frequentato come lei le stanze del Vaticano dove l’artista lavorava al fianco del Pinturicchio presso l’appartamento di papa Alessandro VI Borgia. La scelta del soggetto potrebbe essere attribuita alla stessa Giulia, donna devota alla Vergine Maria tanto da dedicare alla Madonna una chiesa fatta erigere in Carbognano nel 1522. Il Pastura venne preferito rispetto ad altri artisti forse per il suo repertorio iconografico caratterizzato da numerose opere a carattere religioso in cui prevalenti erano le raffigurazioni con Bambino. L’attribuzione della committenza a Giulia è giustificata anche dal fatto che la pergula a sbarre verticali posta a dividere l’area per l’officiante e per i fedeli è sormontata da una linea di gigli: fiore spesso associato alla Vergine Maria e adottato in araldica come emblema della famiglia Farnese. Unico elemento decorativo all’interno. della navata è un’acquasantiera che poggia su una colonna tortile in peperino ottenuta con materiale di risulta, riferite tradizionalmente tra XVI e XVII secolo.
BIBLIOGRAFIA
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Fonti Inedite
Archivio Storico Comunale di Carbognano, Serie Antico Regime = ASCC, SAR Atti Deliberativi – Lib. Cons. SAR 2/6, 30 settembre 1607, cc. 153r – 154r.; ASCC, SAR 2/7, 18 ottobre 1610, cc. 36r – 36v.; o 1 aprile 1612, cc. 107r – 107v; e c. 142v.; 3 febbraio 1614, c. 172v. 173r. ; 6 gennaio 1620, cc. 93r – 94r. ASCC, SAR 2/9, 28 marzo 1620, cc. 145r – 146r.
Archivio Storico di Viterbo, Notarile Carbognano = ASVIT, Not. Carbognano, Prot. 15, 24 gennaio 1567, cc. 22 r, 24 r.; Prot. 20, 26 agosto 1580. cc. 45v. – 47v.; 27 settembre 1580. cc. 56r. 57r.; Prot. 25, 23 giugno 1591. cc. 132r. 133v.
Archivio Storico Diocesano di Civita Castellana , Visite pastorali, Mengacci Carbognano 1860-66, Quarta visita Mengacci, 1860 – 66, p. 143.