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Carbognano, Fontana Nova detta "Fontana del Mascherone - 'o Mascherò"
LA STORIA
Sul finire del XVI secolo in un’ottica ben definita di riqualificazione del Borgo, i “padroni del Castello di Carbognano” Lavinia Della Rovere Orsini e in sua assenza suo nipote Giulio Cesare Colonna, furono i promotori di una serie di interventi che portarono al cambiamento dei principali luoghi ad uso pubblico di Carbognano. Nel 1577 si spianava la piazza oggi del Comune. Nello stesso anno Giulio Cesare Colonna proponeva “per il bene e servizio pubblico di condurre l’acqua alla nuova piazza e di far realizzare una fonte”. Lo stesso nell’arco di pochi mesi proponeva in consiglio comunale anche il modo per pagare la spesa per la conduttura dell’acqua e per la realizzazione della Fontana. (ASCC, SAR 2/3, AD – LC, 23 giugno 1577, c. 43v. 44r.: 10 agosto 1580, cc. 21v. – 22v. e 21 bis; cc. 39 r/v.). Nel 1580 si discuteva ancora sul modo con cui si sarebbe pagata la realizzazione, e nel 1581 si proponeva in consiglio un fornaciaro di Nepi per realizzare le opere – condotti e la forma della Fontana (ASCC, SAR 2/3, Atti Deliberativi – Libri dei Consigli, 18 dicembre 1580, cc. 41 r./v. ; 1 gennaio 1581, cc. 45 v. – 46v.). Venne realizzata una prima fontana chiamata Fontana Nova, ma già nel 1586 la fonte Nova era già motivo di discordie nel borgo tantoché si discuteva in consiglio comunale sui “problemi della Fontana Nova usata per lavare i panni e far bere gli animali. Veniva chiesto all’interno della stessa sede che: “il signore illustrissimo ponga delle soluzioni per limitare questo scempio mettendo delle multe alle donne che vanno a lavare i panni alla fonte nova o o a chi fa bere gli animali”. (ASCC, SAR 2/4, AD – LC, 4 settembre 1586, cc. 23v. e 24r. ). La lettura dei documenti ci propone una serie di interventi necessari per limitare i danni alla costruzione dei condotti e della nuova fonte. Venne istituito un supervisore per avere la “cura della fontana” (ASCC, SAR 2/4, AD – LC,30 novembre 1588. cc. 33r/v. ). Ma nel 1593 un’altro intervento nel consiglio Comunale ci fa sapere che la Fonte Nova non era stata completamente terminata, tantochè: “viene ralizzata la Fontana Nova da Mastro Antonio muratore.”. (ASCC, SAR 2/4, AD – LC, 19 settembre 1593, c. 222r – 222v.). Contemporaneamente si finiva nel 1594 un’altra fontana chiamata “Fontana Freddola”, mentre già si rendeva necessario accomodare la Fonte Nova (ASCC, SAR 2/4, AD – LC, 30 giugno 1594, c. 251r.). Si iniziò ad acconciare il ponte sopra la fontana (ASCC, SAR 2/4, AAD – LC, 29 novembre 1594, c. 257r.), ma il lavoro non venne fatto nel migliore dei modi tantoché a distanza di due anni si doveva rimettere mani al ponte e alla stessa fontana che faceva cadere acqua da tutte le parti (ASCC, SAR 2/4, AAD – LC, 17 gennaio 1596, cc. 28v. e29r. ; 4 febbraio 1596, cc. 29v. e 30r). Si arrivò alla fine del 1596 a dover concepire una nuova fontana, affidando il lavoro ad Andrea De Tognetti Scalpellino per realizzare le pile del condotto, il vaso e la cimasa della fontana. Il contratto stipulato il 21 novembre 1596, ci testimonia una direzione dei lavori impartita da Troiano Schiratti, nipote dell’architetto Ottaviano, alla cui morte (1571) gli subentrò nella direzione dei lavori di costruzione del palazzo di Papacqua a Soriano nel Cimino voluto dal cardinale Cristoforo Madruzzo. Vengono ben descritti i particolari dell’esecuzione, della fonte definendo le parti dove inserire la pietra “ben scorticata, … le vasche, le cannelle e i gradini”. Tutto il lavoro da finire entro Natale dello stesso anno. (ASCC, SAR 2/5, AD – LC, 21 novembre 1596, cc 76v. 77r.). Allo stesso tempo la Comunità di Carbognano stipulò un contratto per il condotto della fonte, realizzato da “Mastro Antonio Mandica muratore et abitante in Caprarola et Mastro Agostino Muratore habitante in Carbognano, … secondo la forma et tenore del disegno et ordine lassato per mano de Troiano Schiratti Architetto in Soriano del quale ordine detti mu(rat)ri dican esserne a pien instriutti et informati”. (ASCC, SAR 2/5, AAD – LC, c. 77v. Adi 22 de 9vembre 1596.). I muratori promettevano tra l’altro: “in detto condotto … fare vaschette mettere pile fare pilastri massiccio del vaso della fontana et ogni altra cosa destinata et designata per detto Architetto nel suo ordine lassato et tutto il detto lavoro farlo bene conforme al detto ordine et non altrimenti a ragione de bolognini 25 la canna… et più oltre detti Signori priori promettono pagare a detti muratori presenti et abienti come de sopra respettivamente tutto il lavoro fato per detti muratori nel ponte della detta fonte a raggione de quattro giulii et messo la canna secondo la mesura fatta del suddetto Architetto … “. Nell’atto rogato da Giovanni Mazzari, i muratori ricevevano 21 scudi per il lavoro da realizzare nei condotti, nella fonte e nel ponte sopra la fonte. (ASCC, SAR 2/5, AD – LC, 17 gennaio 1597, cc. 81v. e 82r.). A giugno dell’anno successivo si discuteva ancora su come pagare i creditori per la realizzazione della fontana (ASCC, SAR 2/5, AD – LC, 1 giugno 1597, cc. 96r. e 97r.) Negli anni successivi alla realizzazione della nuova fontana assistiamo in ogni caso ad una serie di interventi che ci fanno domandare a proposito della qualità dei lavori eseguiti, tantoché si riscontrano continuamente interventi di rassettatura (restauro) non solo della fonte ma anche del ponte (ASCC, SAR 2/5, AD – LC, 22 luglio 1607, c. 143v. – 144r.). Vengono altresì cambiati spesso gli uomini che devono avere cura della fonte e del condotto (ASCC, SAR 2/5, AD – LC, 21 ottobre 1607, c. 159r. – 159v.). Anche il Signore di Carbognano Don Francesco Colonna come suo padre continuerà ad avere a cuore il mantenimento della nuova fontana facendo realizzare diversi interventi: nel 1609 la fa accomodare perché perdeva nuovamente acqua, e nel 1610 fece sostituire le pietre di copertura da Mastro Pietro Grandolini (ASCC, SAR 2/6, AD – LC, 11 ottobre 1609, c. 264r.- 265v.; 4 marzo 1610, cc. 4r – 4v.). In quella stessa sede, una volta tolti i merli dell’antico castello, fu necessario consolidare il ponte e rassettare le pietre del ponte. E’ probabile che fu in questa fase dei lavori che venne inserita la grande protome leonìna, simbolo dei colonna, al centro del prospetto della fontana. Solo nel 1611 venne avanzata e accettata in sede consigliare una proposta fatta dall’ingegnere Giovanni Pietro Branca per consentire all’acqua di arrivare senza problemi alla fonte nuova. (ASCC, SAR 2/6, AD – LC,3 maggio 1611, cc. 65v. ; 26 giugno 1611, cc. 68r – 69r. ). Questo intervento fu l’ultima opera importante realizzata relativamente alla fontana. La fontana aveva assunto oramai l’aspetto che ancora oggi conosciamo con la struttura del ponte che sale alle sue spalle. Don Francesco Colonna, nominato I° principe di Carbognano nel 1630 da Urbano VIII Barberini, continuerà ad appoggiare e promuovere interventi per la cura della fontana nuova, così come faranno tutti i suoi successori. I documenti ci testimoniano così la realizzazione della fontana di piazza del Comune alla fine del XVI secolo, menzionata come Fontana Nova. In epoca recente la consuetudine del borgo vedendo nella grande testa leonina una maschera ha iniziato a nominare la fontana detta del mascherone, in dialetto locale “‘o Mascherò”.
DESCRIZIONE
La fontana si articola in uno sviluppo a parete caratterizzato da una vasca centrale di forma trapezoidale (lunghezza mt. 4,20; larghezza mt. 1,53; altezza mt. 0,79), e due laterali di forma rettangolari (misure larghezza mt. 0,96; lunghezza mt. 3,06; altezza 0,70), più strette e comunicanti tra loro mediante due cannelle. Il fronte delle vasche è caratterizzato da losanghe rettangolari in mattoni di cotto definite entro conci in peperino regolari. Le vasche si poggiano su un basso podio a forma di semiluna, parte integrale dei 2 gradini che dal piano di calpestio permettono di raggiungere le vasche. il perimetro del podio è delimitato mediante piloni in peperino che grazie a delle sbarre orizzontali di ferro delimitano l’area alla vasca. La parete retrostante alle vasche, parte integrale della fontana, ha uno sviluppo verticale caratterizzato da 4 lesene semplici in peperino con capitelli semplici che separano tre grandi pannelli con mattoni di cotto. Le quattro lesene sostengono virtualmente la trabeazione in peperino decorata con semplici modanature. Tra una lesena e l’altra il rosso colore dei mattoni è interrotto al centro dalla grande protome leonina in marmo, e nei pannelli laterali, da semplici clipei in marmo. Sia dai clipei che dalla protome escono le tre cannelle che riforniscono d’acqua alla fontana. In alto a chiudere il monumento è posto sopra la mensola in peperino un grande stemma in marmo delimitato ai lati da due volute e ancora più esterni sfere in marmo. Lo stemma con 3 spighe è quello della Comunità di Carbognano, con esplicito riferimento a sant’Eutizio e al miracolo del grano. Sopra lo stemma la corona ad indicare la condizione di principato, carica assunta da Francesco Colonna nel 1630. L’intero prospetto della fontana ha sullo sfondo una parete che sostiene il ponte di accesso al castello formato da conci in “pietra di Fabbrica”.
BIBLIOGRAFIA
V. ARAMINI, Sicut Archivium inventum fuit”. Gli archivi ecclesiastici di Carbognano (Viterbo). Nuovo ordinamento ed inventariazione infomatizzata. Tesi di Laurea, Facoltà dell’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo, a.a. 2005/2006.
R. CECCARELLI – O. TARTARINI, Carbognano, ieri, oggi e domani. 1940.
V. D’ARCANGELI, Carbognano in Tuscia Viterbese. Roma 1968. R. INNOCENTI, Carbognano. Viterbo 2001.
F. MARTINELLI, Carbognano illustrato dal signor Fioravante Martinelli. Roma, 1694.
M. R. G. SILVESTRELLI, Città e castelli e terre della regione romana. Roma, 1940.
Fonti inedite
Archivio Storico Comunale di Carbognano, Serie Antico Regime 2/4; 2/3; 2/5; 2/6; 2/7; 2/8; Atti Deliberativi – Libri dei Consigli. = ASCC, SAR, AD – LC
Archivio Storico Comunale di Carbognano, Serie Antico Regime, 7b1; 7b2, Libri delle Entrate e delle Uscite del Camerlengo. = ASCC, SAR, LEUC